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"Licorice Pizza" di Paul Thomas Anderson

  Titolo: Licorice Pizza Un film di Paul Thomas Anderson con Alana Haim, Cooper Hoffman, Sean Penn, Tom Waits, Bradley Cooper, Benny Safdie, Maya Rudolph, Skyler Gisondo, John C. Reilly Genere: commedia, drammatico, sentimentale Durata:  133 min Anno:  2021 Voto: 5/5 ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ San Fernando Valley, 1973. Disarmata da dimostrazioni di inaspettata sicurezza e maturità da parte di un adolescente, l'annoiata assistente fotografa venticinquenne Alana Kane ( Alana Haim ) accetta - non senza riluttanza - di uscire a bere qualcosa con il divertito e divertente attore quindicenne Gary Valentine ( Cooper Hoffman ), suo insistente corteggiatore. Tra improbabili slanci imprenditoriali e bisticci per imprevisti e incomprensioni reciproche, l'insolita coppia si avventura per le strade pulsanti dell'immaginario californiano degli anni Settanta sempre in corsa contro il tempo, cercando di trovare il proprio percorso e scopo in un mondo sopra le righe. Ma sullo sfondo di eccentrici episodi d

Tra schermo e realtà #8 - Le follie di Marie Antoinette

Si viaggia indietro di qualche secolo per questa nuova puntata di Tra schermo e realtà!

Le follie di Marie Antoinette
"Tutto questo, madame, è Versailles"
Seconda metà del XVIII secolo, Francia. Nell'intera Europa si iniziano a percepire i primi venti di cambiamento, gli stessi che, alimentati anno dopo anno, crearono i presupposti e le motivazioni del secolo seguente. Ripensando a questa epoca è impossibile non avere chiare in mente due immagini: da una parte quella sfavillante e accecante dell'aristocrazia, dall'altra l'agguerrita rivoluzione francese che mise in crisi l'Ancien Regime. La prima può essere ben rappresentata dalla lussuosa Versailles. La seconda, invece, dalla Bastiglia messa a ferro e fuoco. Due immagini agli antipodi ma strettamente connesse fra loro.

Genere: drammatico, storico, biografico
Anno: 2006
Tra le figure più rappresentative di tutti i contrasti e contraddizioni di questo periodo vi è senza dubbio Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, arciduchessa d'Austria prima e discussa regina di Francia poi. Sofia Coppola nel 2006 con Marie Antoinette porta sul grande schermo quella che, nel bene e nel male, è un'icona della storia ripercorrendo e rielaborando in chiave pop i passaggi più importanti della vita di questa sovrana. Il film risulta diviso in due parti. La prima racconta il trasferimento a Versailles di una giovanissima Marie, appena tredicenne, promessa sposa a Luigi il Delfino di Francia. La seconda dipinge gli sfarzi e gli eccessi di una protagonista che si confronta con la nobiltà francese, con la sua famiglia e con la sua inevitabile rovina.
Il tutto viene amalgamato con una colonna sonora insolita capace di spaziare dal rock dei The Strokes fino al clavicembalo barocco di Domenico Scarlatti: il gioco di contrasti si riflette anche in questa confezione accattivante che, nel suo anacronismo, cattura sin dal primo istante, trasportando lo spettatore in un turbinio di assurde routine e decisioni che hanno segnato la permanenza a Versailles di Maria Antonietta dal 1770.

Per mille motivi questo film si può dire poco accurato a livello storico: oltre alle sopracitate scelte musicali - che personalmente trovo un dei geniali punti di forza -, il film spesso tratta con leggerezza alcuni aspetti della vita di Antonietta. La relazione clandestina con l'affascinante conte Von Fersen viene trattata con fin troppa leggerezza: nella realtà il legame fra i due è stato qualcosa di ben più solido, durato fino agli ultimi giorni della regina. Inoltre, la rivoluzione francese, evento cardine della storia, si manifesta in maniera poco approfondita sul finale, penalizzando forse la contestualizzazione del film.
Le forze di questa pellicola, però, sono da ricercare proprio in queste imperfezioni e in un'incredibile attrice protagonista: come sarebbe stato questo film senza Kirsten Dunst? Le sue espressioni incarnano perfettamente la situazione di malinconia e irrequietezza di una ragazza in un mondo estraneo e pongono lo spettatore nella difficile quanto irresistibile condizione in cui è indeciso tra compatirla, per gli sfarzi vuoti volti a riempire la sua solitudine, oppure schiaffeggiarla per la sua insolenza e arrogante ingenuità. Compito sicuramente non semplice.

Al fianco di una figura così "ingombrante" vi è l'uomo - o meglio - il ragazzo costretto a vestire i panni del re Luigi XVI, su cui gravano le aspettative di Versailles per una discendenza gloriosa ma non quelle di un popolo in rivolta che irrompe violentemente con insofferenza solamente sul finale del film. Quel geniaccio di Jason Schwartzmann, con grande ironia, porta in vita un sovrano quasi inetto, sopraffatto dalle responsabilità e dalla routine imposte dal suo ruolo. Tutto questo è proprio l'essenza di Versailles e ogni inquadratura, ogni frase o splendido costume curato da Milena Canonero - che si è aggiudicata un Oscar per questo lavoro - lo ricordano ossessivamente.

Consiglio a tutti di dare una possibilità a questo film, spesso fin troppo criticato, che ha senza dubbio il merito di distaccarsi dai classici modelli preconfezionati di bio-pic, azzardando addirittura tinte teen che potrebbero conquistarvi oppure farvi storcere il naso. Questa visione? Un rischio che vale la pena correre!

Voto: 3,5/5



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