Titolo: Silenzio
Autore: Shusaku Endo
Anno: 1966
Voto: 4/5
Martin
Scorsese, regista premio Oscar per The
Departed – Il bene e il male, ha affermato che nella sua vita c’è stato un
solo libro capace di sconvolgerlo, occupando in maniera ossessiva la sua mente
ed i suoi pensieri per più di trent’anni. Tre decenni: a tale numero ammonta il
tempo impiegato dal cineasta americano per poter finalmente realizzare
l’adattamento cinematografico di Silenzio,
romanzo storico di Shusaku Endo. Pubblicata originariamente nel 1966, la
storia, raccontata in parte anche attraverso le lettere di padre Rodrigues,
ricostruisce la cupa atmosfera delle terribili persecuzioni di cui erano
vittime i cristiani durante l’ultimo governo feudale del Giappone.
E’
incredibile notare come ogni pagina, ogni frase scritta da Endo riesca a
suscitare riflessioni che superano il contesto storico e culturale in cui si
muovono i protagonisti della narrazione. Sin dall’introduzione, infatti, emerge
lo scontro-confronto tra Occidente ed Oriente, tematica che in passato è stata
affrontata da diversi autori ma che in Silenzio si sviluppa in maniera unica e
senza precedenti. Le prime pagine introducono Rodrigues e Garrpe, giovani e
fervidi religiosi. I due gesuiti sono stati allievi di Ferreira e sono
cresciuti nella fede con gli ideali e le convinzioni tipiche del mondo europeo.
Come spesso ricorda lo stesso Rodrigues, non sono mai stati messi seriamente
alla prova, non si sono mai trovati in territori ostili. Per questo motivo
nella loro mente si è profondamente radicata una superba convinzione di
incorruttibilità, di pura e solida fede in Dio, un Dio che nei secoli – in
piena ottica occidentale - è stato dipinto come benevolo e paterno. La loro
ideale visione si scontra violentemente con le notizie che arrivano dal paese
del sol levante, il territorio tradizionalmente buddista in cui si avventurano
decine e decine di missionari portando il Cristianesimo nei villaggi di
contadini in cerca di figure di riferimento in un’epoca di cambiamento. La fede
e la religione, tuttavia, si scontrano anche con il forte senso di
appartenenza, alimentato da secolari usanze e tradizioni, dei giapponesi,
sentimento che sembra essere incompatibile con i valori cristiani.
Torture,
crude punizioni e umiliazioni che portano all’abiura: Ferreira, inizialmente
simbolo di integrità e incontenibile fede, è solo uno dei tanti padri apostati.
Attraverso lo sguardo di Rodrigues, è possibile vivere – e condividere - in
prima persona una serie di reazioni contrastanti: incredulità davanti alla
notizia, orrore davanti alla realtà dei fatti, odio verso il “traditore”,
comprensione della gravità della situazione. Il silenzio di Dio sconvolge, fa
dubitare ed è più rumoroso di qualsiasi solitaria preghiera. Difficile
confrontarsi con una concezione divina diametralmente opposta a quella a cui i
giovani gesuiti erano abituati. Endo riesce magistralmente a portare alla luce
proprio il tormento interiore del protagonista, coinvolgendo profondamente lo
stesso lettore. Questo aspetto porta chiaramente la lettura ad un livello
superiore, riempiendo di significato ogni capitolo e, conseguentemente,
esigendo la giusta attenzione, il giusto raccoglimento davanti ad un’opera che
non può certo essere affrontata con leggerezza.
Recensione pubblicata anche su ThrillerNord:
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